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La Cina sta istituendo una criptovaluta, che funzionerà come il denaro contante.

Secondo il Financial Times, La Banca Popolare Pinese (PBOC) ha depositato 84 brevetti e sta accelerando i piani per il lancio di un sistema di pagamenti elettronici in valuta digitale (DCEP).

I brevetti depositati si concentrano sulla “progettazione di protocolli” che controlleranno l’emissione e la fornitura di renminbi digitali, nonché i quadri per l’esecuzione degli insediamenti interbancari e l’integrazione della valuta digitale della banca centrale (CBDC) con l’infrastruttura bancaria al dettaglio esistente in Cina.

Oltre a vari protocolli, la PBOC intende anche sviluppare un token digitali che saranno presumibilmente scambiabili con la valuta Yuan effettiva.

È la prima volta che un paese si impegna nella creazione di una criptovaluta nazionale, e i governi e le banche di tutto il mondo stanno accelerando il passo per avere un posto sul podio di questo nuovo mercato.

Vediamo cosa sappiamo finora di questa valuta e quali sono i possibili risvolti per il mercato.

Secondo Seeking Alpha, la nazione ha fatto progressi significativi nello sviluppo della criptovaluta.

Sebbene non sappiamo ancora quando la valuta sarà implementata, sappiamo per certo che questa svolgerà un ruolo importante nel favorire l’espansione della fintech in Cina.

Sembrerebbe che la valuta digitale cinese sarà emessa in modo simile al contante, ovvero distribuita dalla Banca Centrale alle banche clienti. La valuta digitale verrà distribuita agli utenti e alle imprese tramite portafogli digitali registrati presso le banche centrali. In questo modo, il sistema di valuta digitale non ridurrà drasticamente il ruolo delle banche nell’economia cinese, come molti hanno temuto dalla comparsa delle cripto valute.

Infatti il Bitcoin, che è stato rilasciato nel mondo dal misterioso Satoshi Nakamoto nel 2009, si basa su una visione tecno-utopica di una valuta globale decentralizzata che fornirebbe anonimato e sicurezza, consentendo agli utenti di sovvertire il sistema finanziario consolidato e i suoi sostenitori. Alla base di questa tecnologia c’è la blockchain. A causa della sua natura, il sistema è decentralizzato e incontrollabile, e per questo ha sollevato negli ultimi anni diverse polemiche.

Lo sviluppo del nuovo sistema valutario cinese sembra raggiungere una fase di ulteriore sviluppo. La Cina sta infatti lavorando per garantire stabilità, sicurezza e controllo nel sistema. Per affinare queste caratteristiche, la valuta è entrata in una fase di test alla fine del 2019 in applicazioni relative ai trasporti, all’istruzione e all’assistenza sanitaria. Per il test, la banca centrale ha collaborato con sette banche statali e telecomunicazioni: la ICBC, la Bank of China, la China Construction Bank e la Agricultural Bank of China, China Telecom, China Mobile e China Unicom.

Uno degli scopi della valuta digitale è quello di migliorare la tracciabilità di denaro e rendere più semplice il processo delle transazioni transfrontaliere, grazie a una collaborazione tra le banche e le aziende tech, che costruiranno i propri ecosistemi tecnologici attorno alla valuta. Alcuni di questi sistemi useranno la blockchain per tracciare i fondi, mentre altri useranno metodi più tradizionali. Ciò incoraggerà l’uso della tecnologia non solo tra le società finanziarie, ma anche tra gli individui, che dovranno registrarsi per un portafoglio digitale al fine di utilizzare la nuova valuta.

La Cina è già un paese molto digitalizzato per quanto riguarda i pagamenti. I due sistemi di pagamento dominanti, Alipay e WeChatpay, sono onnipresenti in tutta la Cina. Alipay vanta oltre 900 milioni di utenti e WeChatpay ne conta oltre un miliardo. Di conseguenza, l’uso cinese della valuta digitale non dovrebbe essere di difficile utilizzo per i cittadini ed è probabile che amplierà ulteriormente l’uso dei portafogli digitali.

Non sono poche le preoccupazioni, sollevate soprattutto dagli Stati Uniti, legate all’utilizzo di una criptovaluta cinese. L’argomento dominante è il riciclaggio di denaro, seguito dall’impossibilità di tracciare le transazioni e quindi la possibilità che la Cina utilizzi la criptovaluta per finanziare la Corea del Nord.

Le polemiche sono scaturite da una dichiarazione di Mu Changchun, capo dell’istituto di ricerca sulla valuta digitale della Banca Popolare Cinese, a una conferenza a Singapore. “Sappiamo che la richiesta da parte del pubblico è di mantenere l’anonimato utilizzando contanti … daremo a coloro che lo richiedono l’anonimato nelle loro transazioni”. Questa affermazione ha suscitato il timore che la valuta cinese possa essere utilizzata per il riciclaggio di denaro.

Il governo cinese ha assicurato che la valuta digitale cinese verrà utilizzata in modo simile ai contanti, in quanto emessa dalla banca centrale, ma tutte le transazioni saranno rintracciabili. Nello specifico, il sistema dovrebbe essere in grado di distinguere tra le transazioni giornaliere e quelle potenzialmente criminose.

Non ci resta che restare a guardare i prossimi sviluppi, in Cina e in generale nel mondo delle criptovalute.

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