Sam Chen è un insegnante WSET con diploma di Livello 4. E’ anche insegnante accreditato per Rioja, Australia, Barossa, Argentina, Nuova Zelanda, Napa e Spagna. Premiato come miglior insegnante della Rioja e migliore insegnante di Best Wine Australia A +.Traduttore del libro “The Concise Guide to Wine and Blind Tasting”; e campione nazionale della China Blind Tasting Competition 2017.
Ciao Sam, grazie mille per questa intervista. Raccontaci prima di tutto come ti sei appassionato al vino in primo luogo, e nello specifico ai vini italiani poi.
Sono entrato in questo settore grazie a mio padre, che ha deciso di avviare un’azienda per il commercio di vino nel 2007. Lo aiutavo con le scartoffie e i documenti. All’inizio ho studiato tutto da solo, poi, dopo 2 anni, ho incontrato il mio buon amico Simon e il mio tutor Yang Lv MS. Mi hanno guidato nella giusta direzione e mi hanno iniziato al percorso per diventare un professionista di vino. Mi sono innamorato del vino italiano per via di una bottiglia di Gaja Barbaresco 1974, gustata insieme a Simon. Non avevo mai assaggiato un vino con una tale freschezza e struttura dopo 40 anni di invecchiamento.
Sei un wine educator, pensi che la formazione sia la chiave per promuovere i vini italiani?
Ovviamente lo è. Apprezzare il vino italiano è un’esperienza diversa da qualsiasi altro vino al mondo, le varietà più famose si esprimono quasi esclusivamente in questo paese, l’equilibrio del vino non può essere descritto semplicemente secondo gli standard utilizzati dalla Francia o dagli USA. Le persone hanno bisogno di essere istruite o almeno introdotte alla cultura del vino italiano.
Come insegnante del vino, pensi che i nomi dei vini italiani e in generale il sistema di denominazione renda più difficile per i consumatori cinesi ricordare (e scegliere) i vini italiani? La traduzione cinese dei nomi è utile in questo senso?
Oltre 400 regioni DOP sono difficili da ricordare non solo per clienti cinesi ma anche al resto del mondo fuori dall’Italia, per non parlare delle MGA e dei Cru. Una buona traduzione in cinese potrebbe certamente aiutare la memorizzazione dei nomi, ma la cosa più importante è renderli più facili da ricordare.
Rimanendo nel tema istruzione, puoi dirci 3 cose che i tuoi studenti amano dei vini italiani e 3 cose che non gli piacciono?
Longevità, complessità e raffinatezza sono le 3 cose che gli piacciono. Le pronunce difficili, la sottile acidità e troppe informazioni sull’etichetta sono 3 cose che non gli piacciono
Conosci molto bene i vini italiani e sei stato anche in Italia diverse volte a visitare le cantine, ma in realtà sei popolare anche con per il vino Rioja e il vino della Nuova Zelanda. Data la possibilità di lavorare con diversi paesi, cosa pensi che potrebbero fare le cantine italiane per migliorare le loro performance? C’è qualche vantaggio competitivo che il sistema vitivinicolo italiano non sta ancora sfruttando?
In realtà, i vini italiani stanno migliorando nel mercato cinese. Quello che penso è che tutti quei grandi marchi dovrebbero fare più promozione in Cina, avrebbero la capacità di fornire le informazioni relative a determinate regioni / varietà o stili in maniera molto più efficace e facile rispetto alle cantine boutique e potrebbero collaborare di più con wine bar più piccoli invece che con gli hotel, in modo di diffondere la cultura del vino tra i consumatori.
Sei anche un campione di degustazioni alla cieca (congratulazioni per i tuoi risultati) e in effetti gli esperti di vino cinesi stanno andando abbastanza bene in termini di conseguimento di titoli e premi (come le competizioni di Master of Wines, Master of Sommelier, Blind Tasting e così via). Penso che sia interessante, considerando che il vino non è un prodotto autoctono in Cina. Come spieghi questa alta specializzazione e interesse per il vino in Cina?
La degustazione alla cieca è un’abilità di cui abbiamo bisogno per apprezzare i vini, soprattutto per i vini pregiati e per i vini boutique. La competizione ci dà l’opportunità di mettere alla prova le nostre capacità. E proprio perché i vini e la conoscenza del vino non sono parte della cultura cinese, è richiesta una mente più aperta e migliori abilità linguistiche nel processo di apprendimento, il che si traduce nel fatto che coloro che sono coinvolti nell’industria del vino di solito hanno un solido background formativo. Inoltre, la possibilità di trovare vini di diversi paesi nel mercato cinese sta aiutando i consumatori a costruire un palato internazionale invece di un palato locale. Ultimo ma non meno importante, il business del vino è giovane, e anche le persone che hanno a che fare con il vino in Cina sono giovani.
Parlando di Cina e vino, si sente molto parlare di viticoltura cinese, i vini cinesi sono pronti a competere sul mercato internazionale? Pensi che questa sarà una minaccia per la performance del vino italiano in Cina?
I vini cinesi stanno migliorando, ma non credo che l’industria del vino sia ancora pronta per competere sul mercato internazionale. A meno che la Cina non possa stabilire un modo esclusivo di esprimere il vino cinese (come fanno con il vino di riso e il Baijiu). I vini cinesi seguono ancora gli standard dei paesi stranieri, secondo questi standard, la maggior parte dei vini cinesi ha ancora molta strada da fare per raggiungere un livello qualitativo adeguato. Inoltre, questi prodotti sono dei nuovi arrivati negli ormai consolidati mercati esteri, il che significa che potrebbero non essere in grado di occupare nessuno dei principali canali di distribuzione. Per il mercato interno in Cina, i vini italiani non competeranno con il vino cinese, non sono nella stessa posizione di mercato. I concorrenti del vino cinese provengono principalmente da altri paesi produttori di vino.
Un’idea comune è che i consumatori cinesi preferiscano vini rossi, abboccati, con tannini bassi e alcool elevato. È ancora vero? E c’è spazio per i vini bianchi in Cina?
Non è proprio vero, i vini secchi sono sempre più apprezzati dalla clientela comune , i giovani bevitori non mostrano più interesse per i vini pesanti e abboccati. I vini brillanti, fruttati e più semplici ora stanno diventando popolari nei bar e nei ristoranti. In realtà le importazioni di vini bianchi sono in aumento, i clienti di oggi stanno imparando ad apprezzare i vini bianchi soprattutto in determinate stagioni e in alcune zone della Cina.
Si sente molto parlare di influencer del vino (e tu lo sei in realtà) e di eventi in live streaming dove è possibile vendere molto vino. Qual è la tua posizione al riguardo? I Wine Influencer aiutano davvero le cantine a promuovere il loro prodotto in Cina? Perché i consumatori si fidano di loro?
Personalmente, non vendo vini in Livestream, mi occupo principalmente di accrescere la brand awareness e dare informazioni sui vini al pubblico. Alcuni KOL aiutano sicuramente a vendere soprattutto nella distribuzione online. Hanno già costruito la loro fama in un certo modo e i consumatori sono disposti a seguire i loro suggerimenti.
Se potessi parlare con un produttore di vino italiano, quali sarebbero i 3 suggerimenti che gli daresti per migliorare le sue prestazioni sul mercato cinese?
1. Non parlare troppo del terroir e delle sottozone italiane.
2. Spiegare di più la storia della cantina potrebbe aiutare le persone a ricordarsi di te.
3. Trova un modo per descrivere brevemente il tuo vino.
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